top of page
  • Immagine del redattoreGloria

Storia di nascita, parto di Hector all'ospedale Niguarda



Alle 23 di giorno 6 gennaio ho sentito di essere vicina al fatidico giorno.

Le contrazioni lievi cominciavano a diventare regolari ma erano ancora ben distanziate. Sapevo bene che questa fase sarebbe potuta durare giorni e che la cosa migliore da fare era ignorarla e dormirci su.

Mi sentivo veramente tranquilla e non vedevo l'ora di cominciare, ma ho deciso di avvertire soltanto Jonas per non far preoccupare i miei genitori (e per non farmi contagiare da queste preoccupazioni).

Durante la notte sono riuscita a dormire tra una contrazione e l'altra, respirando bene e profondamente per la durata delle contrazioni.


La mattina successiva, giorno 7 gennaio ho avvertito i miei genitori e gli ho consigliato di andare a lavoro e stare tranquilli. Le contrazioni non si erano ravvicinate durante la notte e quindi di sicuro non avrei partorito presto. La stessa mattina avevo anche un appuntamento di routine all'ospedale per un classico monitoring e quindi avrei potuto chiedere di più sulla mia dilatazione.

Nella preparazione verso l'ospedale le contrazioni si erano distanziate di più ed erano diventate più leggere, tipico dello spostamento (e motivo per il quale in travaglio è meglio aspettare in casa il più possibile!!!).


La visita è stata rimandata a qualche ora più tardi e finalmente riusciamo ad incontrare la ginecologa alle 16.30. Nonostante fosse lì oltre il suo orario di lavoro ha voluto controllare Hector un'altra volta perchè il monitoring fatto prima era stato interrotto in un punto che non faceva capire come il bimbo reagisse alle contrazioni che intanto avevano ripreso ad aumentare.

Stare seduta stava cominciando a diventare un problema!

Dopo che Hector ha cominciato a tornare ad un battito che riprendesse la sua baseline, abbiamo finalmente potuto interrompere il monitoring. La ginecologa mi ha ascoltata e mi ha assecondata nel volermi esaminare.

Ero già 3-4 cm dilatata! Mi ha chiesto se preferissi prendere un caffè ed andare in sala parto o ritornare a casa.

Abbiamo deciso di tornare a casa, sempre per accelerare un po' i tempi stando in tranquillità, facendo una doccia, mangiando qualcosa...


I miei genitori ci hanno lasciato soli andando a fare la spesa, quindi sono riuscita a rilassarmi completamente in intimità con Jonas che mi supportava durante le contrazioni eseguendo digitopressione sulla schiena e respirando insieme a me.

Verso le 19.30 abbiamo deciso di andare in ospedale perchè stava diventando sempre più difficile camminare, parlare... sapevo che eravamo a buon punto della fase attiva!

Arrivati in ospedale è stato il turno di un altro monitoring che sembrava interminabile. Per un'ora io e Jonas siamo stati separati ed è stata l'ora più lunga del mondo! Lui da fuori non sapeva cosa stesse succedendo e io da dentro non riuscivo più a sopportare lo stare seduta, i dolori di schiena delle contrazioni... avevo proprio bisogno di lui! Dopo un'esaminazione che confermava la dilatazione di 5-6 cm finalmente potevo essere portata in stanza.


Fanno entrare in sala parto anche Jonas e ci accompagnano alla nostra stanza da dove saremmo usciti in 3! E' stato bellissimo riunirmi con Jonas e guardarmi intorno... la nostra stanza! Avremmo finalmente conosciuto il nostro bambino.

Da subito conosciamo la nostra ostetrica Ilaria, che ci invita ad abbassare le luci, ascoltare della musica e stare sotto la doccia calda. Abbiamo allora subito utilizzato la doccia che, grazie al calore dell'acqua sulla schiena, riusciva ad alleviare il dolore delle contrazioni. Avevo deciso di non utilizzare epidurale o altri analgesici farmacologici nonostante la posizione di Hector (posteriore, la sua schiena sulla mia schiena) fosse molto dolorosa e spesso motivo di richieste alte di epidurale o infine cesareo. Il bimbo doveva effettuare un'extra rotazione prima di nascere o almeno riuscire a chiudere la testolina sul petto.

Abbiamo dondolato durante le contrazioni, sprofondando il viso su Jonas abbracciandolo al collo. Lui mi ripeteva quanto mi amasse e respirava profondamente con me.

Ce la potevamo fare, insieme.


Dopo qualche ora camminando e dondolando ho cominciato a sentirmi un po' esausta e ho deciso di sdraiarmi un po' sul fianco sul lettino.

Le ostetriche arrivarono e qualche momento dopo le contrazioni cominciarono veramente a diventare forti.

In questa fase ho liberato la voce selvaggia che c'era in me, non avevo ancora paura, non c'era vergogna. Mi ha aiutata a non combattere le contrazioni, a non oppormi al loro lavoro, ma a scaricare fuori dalla gola il dolore.

L'ostetrica Ilaria ha utilizzato delle compresse calde per supportare tutta la parte del perineo e per evitare un qualsiasi peggioramento grave delle emorroidi della gravidanza.

Ero arrivata a 7cm e le ostetriche pensavano fossimo veramente vicini.

Questa supposizione purtroppo però mi ha portata a spingere per qualche ora di più!

Le contrazioni diventavano veramente fortissime, l'acqua ormai bollente sulla schiena non mi faceva più tanto effetto, il massaggio nonostante profondo quasi a forarmi la pelle non riusciva più a darmi quell'enorme sollievo iniziale. Il contatto con Jonas invece era sempre di conforto. E' stato la mia ancora anche nei momenti in cui il cervello primitivo prevale su quello moderno, del pensiero e coscienza. Anche nella me più selvaggia mi sentivo protetta dal mio uomo e mi sentivo persa se questo contatto mancava.



Questo bimbo doveva ruotare e allora, nonostante le mie proteste per dolore e stanchezza, abbiamo ascoltato il consiglio dell'ostetrica Ilaria e mi sono messa a gattonare avanti e indietro su un tappeto con un ostacolo arrivata al quale dovevo alzare le gambe per sorpassarlo. Questi movimenti più la gravità stavano aiutando il mio bimbo a ruotare.


Dopo un sali e scendi tra tappeto e lettino, una borsa endovenosa di liquidi, abbiamo cominciato le spinte. Dopo più di un'ora di spinte non riuscivo a sentire nessun cambiamento nella posizione del bambino, nessuna discesa e questo era veramente deprimente.

Purtroppo era troppo presto, ma non lo sapevamo. Dopo altre gattonate, abbiamo ricominciato.

Ero sfinita fisicamente e mentalmente, pensavo di non potercela più fare e questo peggiorava il dolore e l'efficacia delle contrazioni.

Anche Jonas si stava demoralizzando e sentirmi così disperata non è stato facile neanche per lui.

Il supporto calmo e deciso delle ostetriche è stato fondamentale in questa fase. Le istruzioni erano brevi e dirette. Dovevo utilizzare la contrazione per spingere, più a lungo, più volte e respirare bene. Non potevo più sprecare aria urlando, spingendo di gola.


Pian piano ho sentito qualche cambiamento, la testa stava scendendo.

Il dolore era fortissimo, insopportabile e concentrato posteriormente a causa della sua posizione.

Le compresse calde dell'ostetrica sul posteriore mi stavano aiutando tanto.

Finalmente riescono a vedere un pezzettino di testa! Mi chiedono se voglio toccarla e questo gesto mi da una carica incredibile! Riesco a vederla un po' anche io, parlo al mio bimbo allora 'Hector ti prego, esci!'.

Dopo un bel po' di spinte e dopo un rientro repentino della testa, finalmente riesce a uscire. Il dolore della pressione verso il basso superava persino il bruciore. Compresse calde e olio delle ostetriche mi hanno aiutata a prevenire lacerazioni, se non veramente superficiali.

Mi dicono che vedono tanti capelli biondi. Le contrazioni allora diventano quasi una in successione immediata all'altra per l'uscita del corpo. Nonostante il dolore fosse maggiore, è durato di meno rispetto alla testa.


Nascita. E poi il silenzio. Sono le 2.45 dell'8 gennaio. Rumore di acqua, ma nessun pianto. Non potevo vederlo, ma Hector era grigio, non aveva ancora respirato autonomamente. 'Forza tesoro, respira!' ripetevo mentre lo stimolavano con un'asciugamano sul corpo e mentre aspiravano i muchi dal nasino. Dopo qualche secondo ha cominciato a respirare e prendere colore!

Per qualche motivo né io né Jonas abbiamo completamente realizzato che qualcosa sarebbe potuto andare storto in quel momento, forse gli ormoni in circolo, forse intuito. Sapevo che Hector sarebbe stato bene.




Me l'hanno allora posto sul petto, coprendoci con una coperta e mettendogli il cappellino di zia Emily dall'America. La prima cosa che ho detto è stata: 'Ma non ha i capelli biondi!!!'. Hector infatti era diverso da come me l'ero immaginato, aveva più capelli, scuri e... pesava tanto!!!

Il suo peso sul mio corpo è stato quello che mi ha fatta realizzare della realtà del momento, della realtà del mio bambino.

Era veramente mio? Come poteva essere vero? Non riuscivo a crederci mentre lo osservavo e incrociavamo gli sguardi per la prima volta. Osservavamo le manone, i piedi, tutto cercando di studiare questo nuovo arrivato.

Il taglio ritardato del cordone è stato fatto con orgoglio da Jonas. Hector mangiava già beatamente, attaccatosi al seno da solo e senza problemi. Ha mangiato per un'intera ora quella mattina di giorno 8 gennaio. La placenta è arrivata quasi subito dopo con una spinta indolore. I due punti superficiali mi sono stati messi dopo un'anestesia locale, mentre allattavo.




Siamo stati lasciati 3 ore, io ed Hector in contatto pelle a pelle e Jonas in stanza con noi, luci soffuse e intimità. Tutte le misurazioni e controlli sono state posticipate per lasciarci indisturbati in contatto pelle a pelle. Questo tempo è stato prezioso per diventare famiglia. Per conoscerci e realizzare che fosse tutto vero. Non posso immaginarmi nessuna serenità e gioia che possa superare quel momento. Guardavo Hector, guardavo Jonas, con un amore che non mi sarei mai immaginata di poter provare. Si diffondeva caldo ovunque nel mio corpo, quasi a farlo vibrare incontrollato. Jonas era così fiero di me, io così fiera di lui, di noi. Il parto di Hector, affrontato come una squadra, ha sbloccato nella nostra coppia un livello superiore, segreto e magnifico di complicità, rispetto e amore che non credevo potesse esistesse.




Le prime ore in camera, da sola con Hector le ho passate a guardarlo dormire. Non riuscivo a distaccare lo sguardo, era un miracolo, forse un sogno e se avessi chiuso gli occhi sarebbe potuto svanire.



Esperienza Ospedale Niguarda - Milano



Ho avuto la migliore assistenza ostetrica che potessi desiderare al parto. Le mie ostetriche hanno letto e rispettato il mio piano del parto, supportandomi nelle mie scelte e consigliandomi nei momenti più difficili anche con idee e metodi che non avevo considerato.

Siamo stati trattati con grande rispetto e professionalità, ma non limitatamente alla sala parto.

Dal primo momento che abbiamo messo piede al Niguarda, per dare un'occhiata, chiedere informazioni e per le visite di controllo prenatali, abbiamo respirato tranquillità da tutto il personale.

Siamo stati sempre accolti col sorriso, aiutati anche quando poteva essere scomodo o richiedere tempo extra. Le ginecologhe incontrate per le visite prenatali si relazionavano con un rapporto alla pari con me, erano molto cordiali e professionali.

Non c'è assolutamente nulla che cambierei di questa esperienza meravigliosa e consiglierei l'Ospedale Niguarda a tutte le donne che debbano scegliere un ospedale a Milano.


Il mio parto era anche un parto difficile emotivamente, essendo il primo dopo il nostro lutto perinatale di Ida ed il suo parto. Nessuna memoria intrusiva e nessuna ferita relativa al suo parto è stata aperta durante il parto di Hector. Tutto questo è stato possibile soltanto grazie all'enorme supporto e rispetto di tutti.


Il mio team del parto composto da Jonas e le ostetriche del Niguarda ha reso possibile un parto positivo, naturale che avrà sicuramente un impatto positivo in molti aspetti della mia vita, nella mia fiducia in me stessa, nel mio rapporto con Jonas, col mio bambino e per le future gravidanze e parti!


Grazie di cuore a tutti






221 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page